Si va a Sigatoka, la cittadina a 6 km dal resort. Siccome non abbiamo intenzione di farci spennare ogni giorno a colazione pranzo e cena, prendiamo in considerazione di comprare qualcosa per attutire i costi, soprattutto per le colazioni; una colazione costa circa 5 euro a testa e se lo si fa per una o due settimane di vacanze all'anno forse si può pensare di poterlo fare, forse, ma per noi non è così.
In camera abbiamo bollitore, te, caffè e latte ogni giorno, quindi ci sembra più opportuno che mangiare cose strane spendendo troppo. Ci sta la cena e qualche pranzo ma noi, in questo contesto, in questa lunga avventura, ci riteniamo viaggiatori, non turisti. Ci sono diverse opzioni per raggiungere Sigatoka, la cittadina più vicina: taxi, che è abbastanza economico (circa 4 euro a viaggio), macchina a noleggio o local bus, ovviamente scegliamo l'ultimo. Andiamo verso la fermata del bus che passa ogni mezz'ora e che collega varie località tra loro, compresa la capitale, Suva, che dista da qui poco più di 100 km. Aspettiamo circa 20 minuti quando una donna, alla guida di uno Station Wagon, si ferma e ci chiede se abbiamo bisogno di un passaggio per la città perché lei sta andando proprio li; e certo che si, approfittiamo della gentilezza e disponibilità, che qui sono di casa evidentemente. È una Signora inglese che vive qui da 16 anni e ha un laboratorio di lavorazione del vetro, proprio vicino al nostro resort. Ci da alcune dritte, ci dice anche dove andare nel caso prendessimo una macchina a noleggio nei prossimi giorni, cosa che abbiamo intenzione di fare. Dopo circa 10 minuti siamo in “citta”. È una cittadina molto carina con market, mercato ortofrutticolo, negozietti di souvenir e abitazioni più o meno fatiscenti. Salutata la gentilissima Signora, armati di zainetti, andiamo a fare la spesa. Prima tappa a odore, a profumo di dolci appena sfornati: la “Hot Bread Kithchen” un panificio che fa anche bomboloni con la panna, fatti fritti, brioche alla crema e cannella, fagottini salati e...slurpppp. Vai di bomboloni con panna, due divorati subito; compriamo il pane e anche le brioches, per i prossimi giorni, si sa mai arrivi la guerra😂😂.Da quì ci dirigiamo al mercato di frutta e verdura, molto più pulito e ordinato di quelli visti fin'ora ma anche molto meno ricco; non ci sono pomodori da nessuna parte ma molte verdure a foglia verde, radici che vanno preventivamente cotte, zenzero, cetrioli e carote. Per quanto riguarda la frutta solo banane, ananas, arance dalla buccia verde (che compriamo) e un frutto strano simile al mango ma molto duro, che non abbiamo voluto acquistare, oggi. Da qui si va al market, abbastanza fornito di tantissime cose dove facciamo spesa, compreso birre locali, dimenticandoci, aimè, il vino, quindi torneremo prossimamente. Con gli zaini strapieni, ci compriamo
qualche fagottino ripieno di patate che avevamo mangiato il giorno in cui siamo arrivati ( il Roti fijiano) e andiamo alla fermata. Il bus sgangherato, di nostro gusto, era già qui. Per utilizzarlo bisogna dotarsi di tessera che costa 2 dollari fijiani (che ti può fornire lo stesso autista) e ricaricarla o pagare il tragitto ogni volta, sempre però usando la tessera. Il costo per questo rientro è stato di un dollaro fijiano a testa. Soddisfatti per la spesa e il giro in città mangiamo nel nostro patio fronte mare e palme e ci godiamo il pomeriggio. La sera invece, nella hall del Resort, prendiamo parte alla preparazione del Kava. È una bevanda presente in diverse isole dell'Oceano Pacifico ma solo alle isole Fiji ha un'importanza "assoluta" tanto da renderla parte integrante della vita sociale. Si dice abbia proprietà rilassanti prima, eccitanti dopo e che dia un leggero intorpidimento alla bocca. Si ottiene dalle radici di una varietà
della pianta del pepe, tagliate a metà, fatte essicare, polverizzate e mescolate con acqua per ore con un solenne rituale. Viene lavorata manualmente in una ciotola chiamata "tanoa", una specie di tavolino-ciotola concavo, e servita nel "bilo", un mezzo guscio di noce di cocco che si passa di mano in mano seduti in circolo. Il colore è quello del fango diluito,
beige-marroncino, veramente poco invitante. L'uomo fijiano che ci ha spiegato il tutto, dopo la preparazione ci invita a berlo nella tipica ciotola, che ci passiamo l'un l'altro, così come prevede il rituale tradizionale, ma prima di berlo si devono battere le mani e dire “Bula”, poi si deve bere tutt'ad un fiato e pronunciare il grazie fijiano “Vinaka”. Interessante vero?Volete sapere che sapore ha??? Fanghiglia aromatizzata alle erbe, tipo qualche goccia di amaro lucano caduta in una pozzanghera . Sull'intorpidimento è vero, un leggerissimo intorpidimento alla lingua che passa dopo qualche minuto, niente di più. Per il resto credo sia necessario berne a litri, prima di morire😂😂😂.
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